an Italian Anthropologist in Tel Aviv
Cosa ha portato Zoe a vivere a Tel Aviv, «in questa gabbia di matti a cielo aperto, chiamata Israele»?
La location di questo romanzo è il caffè Casbah, dove Zoe bivacca in cerca d’ispirazione per una tesi sulla rappresentazione del soldato nel cinema israeliano.
Come in una sitcom i personaggi e le loro storie gravitano attorno al bancone del Casbah, attraverso i contrasti e le esperienze dei giovani che abitano la Sin City d’Israele.
Attraverso lo sguardo di Zoe, una giovane italiana “sospesa” tra Milano, Tel Aviv e il mondo, entriamo nel vissuto di chi sceglie Israele nonostante tutto.
Tra festività ebraiche e qualche missile, nel Casbah entrano ed escono di scena baristi, clienti, personaggi stravaganti: Adam, ossessionato dall’idea di fare un film sulla Guerra di Yom Kippur; Yossi, che sogna di diventare il David Bowie israeliano: Arik, che ha smesso di essere ortodosso e ora ha il trip di Gesù; Dana, chirurgo d’urgenza che adora il surf; Sharon, che sogna di aprire un kibbutz urbano e Noa, che ha infranto due cuori, e farà cambiare rotta a Zoe lungo il cammino alla scoperta di sé, in un viaggio che, passando da Matera e Venezia, la ricondurrà alle sue origini.
«A volte penso che certe persone semplicemente nascano così. E se nasci inbetween, rimani inbetween per sempre, ovunque tu vada.»